Come alcuni sapranno per i miei 30 anni mi sono regalato un viaggio di una settimana (poco più in realtà, 7 notti) a New York con Ilaria. Questo post vuole essere una guida per tutti coloro che decideranno di passare un periodo simile al mio a Manhattan: sono infatti rimasto completamente soddisfatto delle cose viste e praticamente sono riuscito a visitare tutti i posti che mi ero prefissato.
Tenete comunque presente che ho camminato parecchio, quindi se non avete intenzione di fare molti km o se volete una vacanza rilassante, le mie indicazioni potrebbero non essere l’ideale.
Il viaggio di andata
Partendo da Firenze, abbiamo trovato un volo ad un prezzo non malvagio (550€ circa) con scalo ad Amsterdam. Evitando le ire del vulcano islandese, siamo partiti da Peretola la mattina all’alba per arrivare a New York (JFK) nel pomeriggio. Il volo è stato tutto sommato meno pesante del previsto: tra cibo e bevande che venivano servite abbastanza spesso dalle hostess della KLM, film e parole crociate siamo arrivati a destinazione non troppo distrutti dall’esperienza.
All’aereoporto ci ha atteso però una bella coda per il controllo immigrazione: abbiamo passato almeno un’ora in fila per lasciare le impronte digitali (tutte e 10 le dita), farci una foto, e lasciare al tizio i fogli compilati in aereo, che avevano domande tipo “sei un rapitore seriale?”.
Dal JFK a Manhattan
Se non volete fare troppa fatica, prendere un taxi dal JFK a Manhattan costa circa 45$. Volendo potete anche noleggiare una limousine con autista per 150$, ma a noi non sembrava il caso. Abbiamo optato così per la soluzione Airtrain + Metropolitana, spendendo 5$ per l’Airtrain (direzione Howard Beach), e poi 27$ a testa per la MetroCard settimanale (unlimited ride / 7 days). In questo modo ci siamo garantiti i mezzi di trasporto per tutta la durata della vacanza.
La metro è il modo migliore per spostarsi: dopo i primi viaggi imparerete a conoscere le linee, che sono veramente tantissime. La cosa positiva è che ci sono fermate praticamente ovunque: la zona centrale di Manhattan è coperta benissimo. Ci sono solo alcune parti della città un po’ più isolate, tipo l’Upper East o Harlem, ma comunque si tratta di fare qualche isolato a piedi, o di prendere il bus di superficie.
L’Hotel Alexander
Affidandoci ai consigli di una collega, abbiamo prenotato una stanza all’Hotel Alexander ben 3-4 mesi prima della data del viaggio. Il vantaggio? Pagare per 7 notti una cifra ridicola (576$ in due) per una King Bedroom, con bagno in camera e tv via cavo. L’albergo è nella zona ad est di Central Park, a due isolati dalla fermata della metro 1,2,3, sulla 96esima strada.
Il letto è stata la scelta vincente, visto che il Queen equivale più o meno ad un nostro letto matrimoniale (forse qualcosa meno), mentre il King è largo 180cm: sono riuscito ad entrarci anche io che sono 2 metri.
Ammetto che siamo stati comunque fortunati: su TripAdvisor si leggono parecchie recensioni negative, soprattutto legate al riscaldamento/condizionatore. Noi siamo capitati in un periodo dove la temperatura ambiente era buona, non afosa, e non abbiamo sofferto nè freddo nè caldo.
Se avete intenzione di stare a New York e cercate una soluzione economica, questo albergo è l’ideale se prenotate molto in anticipo. Noi dalla stanza riuscivamo anche a prendere la rete WiFi aperta di un vicino, non abbiamo nemmeno dovuto pagare la connessione (se ricordo bene l’hotel usa boingo, ed ha una linea per ogni piano).
La prima sera: Times Square
Da buoni turisti, appena arrivati ed avendo solo poche ore a disposizione, abbiamo mangiato un paio di hamburger nel primo locale a disposizione, e siamo andati a fare due passi dalle parti di Times Square. Usciti dalla metro, l’impatto è stato impressionante: grattacieli ovunque (fino a quel momento li avevo visti solo da lontano), una marea di gente, taxi, auto, luci e pubblicità. Considerando che era anche sabato sera, il caos era indescrivibile.
Tanto per far capire la situazione, nell’arco di 10 minuti ci siamo trovati davanti prima un paio di limousine con ragazzine urlanti al finestrino che si facevano accompagnare ai teatri in zona, poi un tizio vestito da spiderman (giuro!) che correva tra i taxi.
Fatte un po’ di foto, siamo tornati in albergo ormai stanchi. Avevamo sulle spalle il viaggio, anche se all’andata non è stato così terribile lo scontro con il jet lag.
Secondo giorno: Harlem, Central Park e 5th Avenue
Visto che era domenica, la mattina del secondo giorno abbiamo deciso di andare ad Harlem per vedere un po’ di gente vestita a festa. In realtà a parte qualche coda davanti ad alcune chiese, non abbiamo visto più di tanto movimento: abbiamo comunque evitato la Abyssinian Baptist Church, dove ci avrebbe aspettato una fila di qualche ora per entrare in chiesa.
Scendendo lungo Morningside Park, dove abbiamo visto il primo scoiattolo di New York, siamo arrivati alla Columbia University dove era in corso la cerimonia di fine anno. Studenti con tocco e tunica azzurri, genitori ovunque, e gli ultimi preparativi per allestire il resto dell’evento che probabilmente si sarebbe tenuto nel pomeriggio. Per strada abbiamo incrociato qualche ritardatario che si affrettava, e siamo arrivati a prendere la metro per scendere a Columbus Circle. Una bella piazza circondata da grattacieli, con un obelisco al centro e fontane tutt’intorno. Da lì ci siamo incamminati lungo la 57esima strada, costeggiando il lato sud di Central Park, in direzione della 5th Avenue.
Era domenica, e Central Park era affollato da turisti e abitanti di NY: chi con la fidanzata, chi con i bambini al seguito, tutti cercavano un pezzo di verde dove potersi riposare e mangiare qualcosa. Noi ci eravamo organizzati con dei panini, e ci siamo uniti al pic-nic sull’erba. La prima volta fa sicuramente un’impressione particolare ritrovarsi in un’oasi verde circondata da grattacieli… i giorni successivi ci ho fatto l’abitudine, ma tutto inizialmente sembra così fuori dal mondo, imponente, lontano da qualsiasi cosa a cui siamo abituati.
Dopo il pranzo, abbiamo passato il pomeriggio a passeggio sulla 5th Avenue. Iniziando dall’Apple Store, che praticamente è accanto a Central Park, abbiamo camminato facendo un po’ di acquisti fino ad arrivare a Bryant Park: un altro rettangolo verde tra i grattacieli, coperto anche da WiFi gratuito. Da lì abbiamo proseguito per la stazione: Grand Central Terminal. Un atrio immenso, decine di ristoranti e fast-food, per migliaia di viaggiatori al giorno.
Terzo giorno: traghetto per Liberty Island ed Ellis Island
Se volete prendere il traghetto ed andare a vedere la statua della libertà da vicino, non fate come noi: prenotate i biglietti via internet! Solitamente siamo sempre previdenti, ma questa volta forse per le troppe cose da organizzare non abbiamo pensato a questa tappa: il risultato è stato circa 20 minuti per fare i biglietti, e più di 1h e mezza di coda per salire sul traghetto.
La gita comunque è stata interessante, con una prima tappa a Liberty Island ed una seconda ad Ellis Island.
Liberty Island
Questa è l’isola della statua della libertà. Poco più di un isolotto, ospita la statua e niente altro. E’ possibile fare un giro sulla passeggiata, da cui oltre a fotografare la statua si può vedere benissimo lo skyline di Manhattan. Se avete un cavalletto portatevelo dietro, potreste riuscire a fare delle foto panoramiche interessanti.
Ellis Island
Ad Ellis Island c’è il museo con tutti i reperti degli immigrati negli Stati Uniti, un archivio anagrafico liberamente consultabile per scoprire parenti partiti per l’america, e tutta una serie di cimeli d’epoca. Belli i manifesti del tempo così come i vari oggetti, ma soprattutto le fotografie del secondo dopoguerra.
Quarto giorno: Metropolitan Museum of Art
Il Metropolitan è un museo immenso, con vari piani e innumerevoli sezioni. Come dimensioni lo paragonerei al Louvre, e non penso di esagerare. La differenza però la fanno le opere: è un museo interessante, ma i capolavori da non perdere sono pochi, in mezzo a tante opere minori.
In ogni caso secondo me resta un museo da vedere. Ci sono varie sale imponenti, ed i nomi importanti sono numerosi: Botticelli, Caravaggio, Van Gogh, Vermeer, Monet, Picasso, Pollock e molti altri.
Non vi fate spaventare dalle casse all’entrata, il biglietto è ad offerta libera. Il suggerimento è di 20$, ma anche se deciderete di pagare meno nessuno vi guarderà male: dovrete comunque fare la coda per prendere il biglietto “ufficiale” e poter accedere.
Quinto giorno: Financial District e MoMA
Aspettando l’orario di apertura del MoMA (10.30), la mattina del quinto giorno siamo andati a fare due passi per le strade del Financial District, nella zona più a sud di Manhattan.
E’ forse il quartiere con le strade più strette di tutta la città, e proprio per questo motivo i grattacieli fanno ancora più impressione. Wall Street non è niente di particolare vista dall’esterno, ma è pieno di locali e furgoncini che preparano pasti al volo e frullati di frutta (cosa piuttosto strana rispetto al resto della città) per gli impiegati.
Del MoMA ci sarebbero tante cose da dire, ma vi basti sapere che per me è il museo veramente da non perdere se visitate New York. Noi ci siamo capitati nel periodo in cui c’era una sezione dedicata a Marina Abramovic (allucinata & allucinante, vedi the artist is present), ma tutta la parte permanente merita di essere vista, dagli oggetti di design alle opere di Pollock, Van Gock, Boccioni, Dalì e Picasso. Siamo stati particolarmente fortunati perché in quei giorni c’era anche una mostra fotografica di Henri Cartier-Bresson: bella.
Piccola nota: se capitate da quelle parti potrebbe farvi comodo il Wi-Fi gratuito all’interno del museo, che copre anche l’atrio.
Sesto giorno: Ponte di Brooklyn, Brooklyn Heights ed Empire State Building
Questo era il giorno del mio compleanno, e sarà difficile da dimenticare. Sole splendido, temperature abbastanza elevate ma non insopportabili, ed una lunga passeggiata sul ponte di Brooklyn. Le foto scattate rendono l’idea dello spettacolo: se potete concedervi mezza giornata per questa camminata fatelo, ne vale la pena. Arriverete a Brooklyn Heights, che è una zona veramente bella fuori dal caos di Manhattan, e da lì potrete prendere la metro per tornare indietro.
Nella seconda parte della giornata invece siamo saliti sull’Empire State Building: un primo ascensore in meno di un minuto ci ha portato all’80° piano, e da lì siamo arrivati alla terrazza dell’86°. Non abbiamo pagato la cifra extra per arrivare al 102° perché già da quell’altezza il panorama è mozzafiato. In effetti mi sono divertito a realizzare qualche panoramica degna di questo nome.
Settimo giorno: American Museum of Natural History e Central Park
L’ultimo giorno intero che avevamo a disposizione l’abbiamo destinato al Museum of Natural History, quello del film “Una notte al museo”, se l’avete visto (io no, per dire).
E’ un museo veramente affascinante e ben realizzato, con ricostruzioni storiche, riproduzioni di ambienti, ed una bella sezione dedicata ai dinosauri. Certo dovete sapere cosa aspettarvi: è un museo che penso sia in grado di fare impazzire qualsiasi bambino, ma magari potrebbe lasciare qualcuno deluso.
Usciti da lì, dopo aver preso un hamburger al fantastico Shake Shack dietro l’angolo (tra i migliori hamburger mangiati a Manhattan) siamo andati a fare due passi a Central Park. E’ la soluzione ideale per unire le due mete, visto che il museo è adiacente al parco.
Il viaggio di ritorno
Il ritorno è stato un po’ più traumatico per quanto riguarda il jet lag, ma tutto sommato sono riuscito ad assorbire in pochi giorni la differenza di orario. Tenendo presente che siamo partiti da New York il sabato sera e siamo atterrati a Firenze domenica pomeriggio, già il martedì/mercoledì avevo riacquistato dei ritmi abbastanza regolari. Il lunedì in effetti non è stato una passeggiata, ma l’avevo messo in conto.
Rifarei questo viaggio? Magari in futuro, vedendo i dintorni di Manhattan e tralasciando le mete turistiche già visitate. Se però siete in dubbio e vi è piaciuto il mio resoconto, partite senza esitare: è difficile riprodurre le stesse emozioni a parole, ma New York merita di essere vissuta.
Trovate le fotografie migliori della vacanza su Flickr, nel set New York 2010.
Commenti
8 risposte a “Una settimana a New York: 15-22 Maggio 2010”
Ottimo resoconto. Magari non quest’anno, ma l’anno prossimo potrei farci un salto. ;)
Grazie per questo resoconto Tom! Ho preso appunti e mi son salvato su evernote tutti i tuoi consigli vista la nostra imminente partenza ;)
@Napolux: merita, certo non è una vacanza in mezzo alla natura, ma è comunque una bella esperienza :)
@Pietro: sono contento di avervi dato qualche indicazione utile!
Interessante questo racconto-
Sicuramente NY è uno dei posti che vorrei vedere nella mia vita.
Complimenti, bellissima recenzione e bellissime foto davvero!!
Io parto per Manhattan il 4 ottobre 2010 esattamente 7 notti e 8 giorni come hai fatto tu e sto cercando di fare mio ogni consiglio riguardante i posti da visitare come i migliori ristoranti, pub, strade, musei, negozi, tradizioni locali ecc.
Più che altro non vorrei fare la tipica vacanza da turista italiano che va in quei posti frequentati solo da turisti, ma vorrei vivere proprio la vera vita newyorkese.
Ho una domanda da porti; ma la connessione WiFi è gratuita in tutta Manhattan??
Ovvero quando voglio, camminando per le strade, posso connettermi gratuitamente con il mio telefonino?? Altrimenti quali sono le zone gratuite dove potersi connettere?
Ciao e Grazie!
Ciao Alessandro, il WiFi non è gratuito ovunque, in molti luoghi pubblici devi avere del credito prepagato con gli operatori telefonici locali.
Per fortuna esistono vari posti dove trovi delle reti aperte, come ad esempio Bryant Park e il MoMA. Io sono riuscito a collegarmi senza problemi usando solo il WiFi, anche dalla camera dell’albergo (prendeva una rete vicina, aperta) :)
INVOGLIANTE… e belle foto!
Ottimo resoconto…! stiamo progettando io e mio marito un viaggio nel prossimo mese di maggio a NY e sicuramente questi sono degli ottimi consigli!! grazie ancora!