Il nostro viaggio è continuato nella penisola a nord di Auckland, percorrendo la Twin Coast Highway. L’autostrada si chiama così perchè da Auckland va verso nord separandosi lungo le due coste: lungo la costa est con foreste e porti, e lungo la costa ovest con spiagge sabbiose. Noi dovevamo arrivare a Paihia, sulla costa est, ed abbiamo visto quella parte.
Un suggerimento riguardante le autostrade: andando a nord da Auckland troverete l’unico tratto con pedaggio ($2.20 per le auto). Non ci sono caselli: o vi fermate prima e pagate al self-service, o avete 5 giorni per pagarlo via internet. Per evitarlo basta prendere la strada per Orewa, che è leggermente più lunga ma più panoramica: è stata la nostra scelta.
Il paesaggio neozelandese è qualcosa di incredibile, soprattutto quando spunta il sole. Tra luci e ombre si alternano colline e altopiani, con foreste e prati di un verde mai visto prima. Se avete presente i paesaggi della saga del signore degli anelli, che è stato girato qui, vi posso assicurare che è tutto esattamente come appare. Vallate magnifiche e colline che si accavallano una sull’altra, spesso punteggiate di pecore e mucche al pascolo, spesso con vitelli e agnellini: mai visti così tanti! A noi è capitato anche di trovarci tra le alture in mezzo alla nebbia mattutina: fantastico vedere emergere dalle nubi le cime delle colline, in un paesaggio quasi mistico.
Siamo arrivati a Paihia sul tardo pomeriggio e dovevamo ripartire il giorno dopo: il paese è molto piccolo e si affaccia sulla Bay of Islands, che come dice il nome è punteggiata di isole, ricca di insenature, baie e penisole. Tra l’altro Paihia si affaccia su Russell, una città praticamente gemella raggiungibile in traghetto o attraverso una strada tortuosa sulle colline.
Noi abbiamo dormito al Copthorne Resort a Waitangi, poco lontano dal centro. Waitangi da queste parti è un luogo noto perché è dove stato firmato il trattato di pace tra le popolazioni Maori e gli Inglesi. La Nuova Zelanda va fiera delle sue origini, almeno adesso dopo un passato burrascoso, e non è inusuale sentirsi salutare con un “kia ora”. Anche alcuni telegiornali in tv aprono in questo modo. Inoltre la maggior parte dei paesi e piccole città conserva ancora il nome Maori, e spesso si incontrano sculture nel legno con idoli e simboli originari di questa cultura.
Tra l’altro ho fatto una scoperta: il termine “mana” usato nei videogiochi deriva proprio dalla cultura maori. Era infatti la parola che indicava l’influenza di un condottiero, che poteva crescere in base al valore dimostrato in battaglia, alla saggezza dimostrata, o al numero di nemici mangiati. Il cannibalismo non era così strano: sconfitto un nemico potente, mangiarlo era il modo più diretto per assimilarne il potere.
Il nostro giro nella parte nord si è fermato qui: avremmo potuto arrivare a Cape Reinga, dove si incontrano l’Oceano Indiano e il Pacifico, ma il brutto tempo ci ha trattenuti. Stiamo vedendo molti posti fantastici, ancora più belli quando esce il sole: l’estate da queste parti deve essere incredibile. Il nostro viaggio continua nella parte centrale, sempre nell’isola del nord in Nuova Zelanda: la le penisola di Coromandel.