Questo periodo è stato davvero soddisfacente dal punto di vista cinematografico. Watchmen, The Wrestler ed ora anche Gran Torino: sono uscito ogni volta soddisfatto dal cinema.
Clint Eastwood è un ottimo regista, inutile negarlo. La sua bravura sta nel saper cogliere i dettagli, riuscire a non annoiare mai in due ore di film, pur raccontando una storia non troppo originale.
Qualcuno per questo Gran Torino ha accusato il regista di troppo buonismo, altri di una storia moralista e poco coinvolgente, ma non sono così convinto: se mi chiedessero oggi un parere, lo consiglierei senza esitazione.
La storia di Walt Kowalski, anziano polacco, rimasto solo dopo la morte della moglie in un quartiere “conquistato” da orientali, ha qualcosa di profondamente realistico. Certo le vicende narrate non sono una cosa di tutti i giorni, eppure il quadro dell’america multietnica rappresentato da Clint Eastwood è ben realizzato.
Rischio di ripetermi, ma sono i dettagli che restano impressi: una porta aperta con rabbia che sbatte contro il muro, una lampada che ondeggia dopo essere stata urtata aumentando il pathos di una scena concitata, la cura maniacale per un’auto che è al centro del film pur restando quasi sempre ferma.
In questo contesto resta da capire se un anziano reduce di guerra, xenofobo e patriottico, possa veramente cambiare le proprie convinzioni: se non la pensate una cosa possibile farete fatica ad apprezzare Gran Torino, ma in fondo non la vedo come un’impresa così difficile.