Death Note è un manga pubblicato in Giappone dal 2003 al 2006, da cui è stata tratta anche una serie anime. Visto che quest’ultima serie televisiva è anche su Netflix, ne ho approfittato e nell’arco di circa un mese ho visto tutti i 37 episodi.
All’inizio ero spaventato dal numero, ma considerando che ogni puntata dura circa 20 minuti non è un’impresa così impossibile, soprattutto quando hai una bimba addormentata in braccio e guardare uno schermo è la cosa più semplice da fare.
La storia del Death Note
Cos’è il Death Note? Un quaderno con poteri straordinari proveniente dall’aldilà: consente al suo possessore di uccidere chiunque semplicemente scrivendone il nome e pensando al volto della persona (per evitare casi di omonimia, sai com’è…).
Il protagonista è Light Yagami, uno studente delle superiori che entra in possesso del Death Note ed inizia ad usarlo…
Non ho bisogno di anticipare troppo per incuriosire, la storia è sufficientemente avvincente per farvi venire voglia di vedere una puntata dopo l’altra. Io ho trovato leggermente sottotono la parte centrale della serie, ma non mi sono mai annoiato.
Il trailer alla fine di questo post può già bastarvi per avere una bella introduzione e capire meglio l’argomento.
Il giudizio
Non mi considero un grande conoscitore di anime quindi valutate il mio giudizio con tutte le cautele del caso: Death Note mi è piaciuto. Certo non ai livelli di Cowboy Bebop (inarrivabile, anche lui su Netflix), ma comunque da vedere.
È sicuramente affascinante la trama, che spinge a immedesimarsi nel protagonista nei tentativi di proteggere il Death Note e non farsi scoprire dal resto del mondo. Tutta la serie è un duello continuo tra Light Yagami ed i vari investigatori che cercano di risalire alla causa delle morti misteriose: alcuni stratagemmi ideati dal protagonista sono degni del miglior 007.
In tutto questo compare anche la figura dello Shinigami: divinità della morte che ho scoperto essere entrata nella cultura giapponese solo negli ultimi secoli. Non faceva infatti parte del Giappone il culto della morte, e per questo motivo tali divinità sono probabilmente state importate: c’è chi sostiene che arrivino dall’Europa (il classico mietitore di anime), chi dalla Cina. Resta il fatto che la figura dello shinigami Ryuk annoiato, che lascia cadere il Death Note sulla terra per trovare un nuovo passatempo è inquietante, ma allo stesso tempo interessante.
Il mio consiglio è di guardare un paio di puntate, e se la trama vi incuriosisce puntate a vederlo tutto, non resterete delusi.
https://www.youtube.com/watch?v=1_mGSeUGvDE
Commenti
2 risposte a “Death Note: un quaderno per uccidere”
Ciao Tommaso, io adoro Death Note, ho letto il manga, visto l’anime e il Film. Questo tuo post mi ha fatto sorridere perché anche io ho provato a ri-guardare l’anime con la mia bimba addormentata in braccio, qualche mese fa, quando ancora non avevo ripreso a lavorare :-)
Ciao Alessandra! Capisco benissimo la situazione :)