Primo giorno a Kyoto e devo per forza scrivere un post riassuntivo per non dimenticarmi qualcosa: so già che anche i prossimi giorni saranno ricchi di cose da raccontare.
È bello avere qualcosa di nuovo da scrivere, e vista la rarità della meta penso che un diario di viaggio del Giappone possa fare comodo a molti.
Siamo arrivati a Kyoto verso mezzogiorno, dopo aver preso un primo Shinkansen da Hiroshima a Shin-Osaka ed un secondo treno fino a Kyoto. Appena capito come spostarci abbiamo preso la metro fino all’hotel Gimmond, che non è nella zona più affollata ma tutto sommato nemmeno troppo lontano da Gion, il quartiere più animato della città.
Lasciata la valigia abbiamo deciso di sfruttare il pomeriggio per visitare una parte della città: Kyoto è ricca di cose da fare e da vedere, ed uno dei prossimi giorni lo passeremo a visitare i templi della vicina Nara, quindi meglio non perdere tempo prezioso!
Siamo andati così al castello Nijo, o meglio Nijo-jo, la dimora dello Shogun di Kyoto con relativi giardini. Il castello è davvero affascinante: forse perché camminare a piedi scalzi sui pavimenti in legno di secoli fa dà una sensazione difficile da descrivere, ma anche perché il palazzo è ricco di curiosità. Una su tutte quella del pavimento, composto da assi di legno che cigolano clamorosamente camminandoci sopra. Segno degli anni? No, era una scelta dello Shogun che per paura degli assassini aveva fatto costruire apposta un pavimento rumoroso per sentire i movimenti di chi lo circondava.
I giardini del castello sono davvero belli: peccato per il cielo nuvoloso che non renderà giustizia alle foto, ma non mi lamento troppo visto che in questi giorni di pieno novembre qui ci sono ancora più di 20 gradi nelle ore più calde.
A metà pomeriggio abbiamo preso la metro da Nijojo-mae fino a Higashiyama, per poi scendere a piedi fino allo Yasaka Shrine, il tempio principale di Gion, ad entrata gratuita. C’erano tantissime donne in kimono che andavano a pregare, ed il classico negozio presente in quasi tutti i templi dove comprare amuleti, portafortuna e preghiere beneauguranti.
Due parole su come funziona il tempio in Giappone (questo nello specifico, ma la procedura è simile ovunque). Intanto ci sono sassi ovunque, perché la divinità deve sentire arrivare i fedeli. Prima di pregare c’è una classica fonte d’acqua dove bisogna lavarsi le mani usando un mestolo di legno e sciacquarsi la bocca. A questo punto si è pronti: allo Yasaka Shrine si getta una moneta come donazione, si suona una campana per farsi notare dal dio, si fa un inchino e si può dire la preghiera. A volte qualcuno per essere sicuro di avere l’attenzione batteva anche le mani. La preghiera deve ovviamente essere in giapponese, altrimenti il dio non capirebbe (giuro!). Altro inchino, ed è possibile andarsene con la coscienza a posto.
Dopo aver osservato un po’ di locali pregare siamo tornati per le strade di Gion, dove abbiamo scoperto due vie pedonali estremamente turistiche piene di negozi. Comprata una fantastica stampa su tela siamo andati a cena da Musashi Sushi, un ristorante sushi con il tipico nastro che porta i piattini: 137¥ a piatto e passa la paura, per una cena di buona qualità ad un prezzo ridicolo.
Notevole varietà di piatti con alcuni meglio di altri: fantastico il granchio.
Da lì siamo tornati all’hotel, per dichiarare chiusa una lunga ma soddisfacente giornata. In serata ha iniziato a piovigginare: domattina vedremo il tempo e decideremo cosa fare. Sicuramente uno dei prossimi due giorni lo passeremo a Nara, mentre l’altro sarà dedicato ai templi più famosi di Kyoto.